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Pensieri sparsi: l'iPhone 6, il Cappotto di Gogol e il Pene dei Ghibellini

Quando ero alle superiori e studiavo Dante mi chiedevo perché i suoi contemporanei (lui incluso) si dividessero in Guelfi e Ghibellini, in papisti e imperatorialisti, che la loro scelta fosse assurda, che non gliene veniva in tasca nulla. Eppure invecchiando mi sono accorto che accade per qualsiasi cosa, o quasi. A favore dei Marò in India o contro di loro. A favore del governo o contro. A favore o contro Silvio. In difesa di Schettino (pochi) o di De Falco (i più). Persino a favore di Coca Cola o di Pepsi, Linux o di Windows, oppure (ancor più recente) di Samsung o di Apple.

Se, nel caso tecnologico, a qualcuno potrebbe sembrare soltanto "invidia del pene" (a voi Guelphone o Ghibellandroid giudicare chi ha il suddetto, a me francamente non me ne cale nulla) ho sempre pensato che la faziosa suddivisione fosse profondamente sciocca. Tralasciamo i casi di cronaca e parliamo proprio della più "innocua" di queste diatribe mediatiche, quella tecnologica ora di moda. E vorrei farlo partendo con un bell'articolo tecnico sull'argomento in cui mi sono recentemente imbattuto (per non ripeterne i contenuti, che esulano dal contesto del mio "pensiero sparso"):

iPhone 6 che si piega: il fuffa-flame che piace tanto al web:

Standing ovation per questo articolo!

Non commenterò il punto di vista tecnico, come ho già preannunciato, anche perché non ne ho la competenza.

Ma voglio sottolineare alcuni concetti.

IL CAPPOTTO

"Mai vista tanta acrimonia per chi acquista altri oggetti 'lussuosi' non potendo permetterselo. E dire che la lista di prodotti sarebbe ben più lunga, altro che smartphone." (cit.)

Chi ha letto (e capito) "Il Cappotto" di Gogol (se non sapete cos'è, ecco un breve riassunto: http://it.wikipedia.org/wiki/Il_cappotto ma vi invito a leggere il breve originale, divertente e dissacrante, in cui i paralleli con la società moderna sono numerosi, nonostante sia passato più di un secolo e mezzo da quando venne scritto) è sempre pronto a scorgere questa acrimonia.

TRAMA (da Wikipedia)

Ambientato nel mondo dell'amministrazione burocratica, Il cappotto tratta la vicenda umana del funzionario Akakij Akakievič Bašmačkin, umile personaggio che, costretto a vivere con il misero stipendio da burocrate, si trova in difficoltà nel momento in cui è costretto a comprarsi una nuova mantella, visto che la vecchia è talmente lisa da non essere più utilizzabile. Visto che i prezzi per comprare un cappotto sono superiori alle sue possibilità, Akakij Akakievič comincia a risparmiare al fine di acquistarne uno per farlo confezionare al sarto Petrovič. L'arrivo del nuovo indumento rappresenta per Akakij un evento estremamente importante, una gioia che rompe l'assoluta ripetitività di un'esistenza dedicata al proprio lavoro, tanto che, appena mostrato il vestito al ministero, Akakij Akakievič pare guadagnare il rispetto di quei colleghi e di quei superiori che prima lo infastidivano quasi ferocemente.

La gioia è di brevissima durata e il dramma dietro l'angolo. Mentre rincasa da una serata cui era stato invitato per la prima volta dai colleghi di lavoro, il protagonista viene derubato del cappotto. Annichilito dall'episodio, Akakij Akakievič cerca invano giustizia in ridicole figure di superiori, onde morire poco dopo di freddo, distrutto dalla perdita dell'oggetto. La narrazione ha però un finale fantastico, che vede il fantasma del funzionario vagare per la città derubando i signori dei propri cappotti: la furia dello spirito si placherà solo quando questo riuscirà a intimidire un presuntuoso figuro dei piani alti, che gli aveva negato giustizia per il cappotto perduto.

COME MODERNI AKAKJ AKAKIEVIC

Poverini, i moderni Akakij Akakievič presi a uova davanti al negozio a Roma (continuo segretamente a sperare sia soltanto una "trollata"), una sorta di triste bullismo contro gente qualsiasi. "Perché sono scemi", ha detto qualcuno. Bene, a scuola mi hanno insegnato che prendere a uova uno scemo si chiama bullismo. Ma se sei il bullo non te ne rendi conto: tu ridi, chi subisce viene umiliato e umiliare la gente ci rende bulli agli occhi di chi ci vede da fuori. Io stesso a 13 anni fui involontario complice di qualche atto, solo per poi diventarne vittima a mia volta, in una catena che mi diede consapevolezza. Questi "attaccati da gente sempre pronta ad attaccare chi sa non poter mordere" per parafrasare proprio il buon Gogol (perché se "cacate il cazzo al Cavaliere Nero" siete dei temerari, come nella barzelletta, ma forse avrete la peggio), perché lo fanno? Perché fanno ore di coda per essere i primi a comprare un oggetto di cui useranno sì e no il 15%? La mia opinione è che ci sia in fondo la volontà di sentire di poter avere qualcosa di lusso e alla moda a tutti i costi, anche quando non ce lo si può permettere o ce lo si può permettere a stento. Come poter dire di possedere una sorta di "uovo di Fabergé" personale, bello, costoso e un po' inutile (nessuno userebbe l'uovo di Fabergé per rammendar calzini, o no?). Forse è la paura stessa della povertà (o del "sentirsi poveri") a trasformarli in moderni Akakij Akakievič. Spero per loro che non facciano la stessa fine, certamente corrono gli stessi rischi (dalla derisione al furto). Grottesco, come nella novella russa del XIX secolo, ma sempre reale.

newton-gogol.jpg

QUANDO IL CELLULARE ERA UNA CLAVA DI LEGNO

I cellulari di oggi si piegano e si spezzano pure, cacchio. Anch'io, leggendo dell'iPhone, ho pensato "ma li collaudano"? Poi ho rammentato un episodio: una mia ex (che se legge questo post mi lincia, ma tanto è ex, quindi in fondo va bene così) si sedette sul Galaxy che le regalai (perché non voleva l'iPhone da fighetti, ma pretese il Galaxy appena uscito... e io scemo a comprare, devo aggiungere) e si spaccò lo schermo. Un fottuto S4 bianco da 529 euro (appena appena appena uscito, pure arrivato dalla Francia con sconto per pagarlo meno). Bestemmio ancora oggi: come si fa a trattare così un oggetto con prezzo folle (quale che sia la marca) e poi pensare che non abbia conseguenze? Ma in fondo (realizzo or ora) che pretendiamo, che Apple e Samsung facciano telefonini di ghisa grigia come le macchine da tornitura degli anni '80? Anche il primissimo "Startac" della Motorola costava un milione e mezzo di lire (più di un mio stipendio dell'epoca), ma non so se qualcuno pensò che doveva resistere se ti ci sedevi sopra. Io avevo un pezzentissimo Oki da duecentomila sudatissime lire che sembrava uscito da una puntata di M.A.S.H. e che non avrebbe resistito a un cottonfioc, e che trattavo con la cura di chi sa che non se ne può permettere un altro, come avere in mano della vetreria di Murano (comprato con "prestito a fondo perduto" dei miei: ne avevo bisogno ma il lavoro andava come andava, anche a quell'epoca che per qualcuno sembra il paese delle meraviglie, a sentirli ora che dista vent'anni, anche se nei miei ricordi avevo una clava e l'auto dei Flintstones, robusta, forse, ma perennemente con qualche magagna)... ma non ricordo se dicevo "che pirla quello che ha lo Startac!" ...forse sì. Ma non ero io stesso a essere Akakij Akakievič? O lo eravamo tutti e due? Mah...

CONCLUDENDO

In pratica, vi invito a riflettere, a non cadere nella rete di chi fa pubblicità all'uovo di Fabergé pensando di denigrarlo, perché cadete nella rete del Marketing. Certo, credo di non sbagliare se dico che nessuno oserebbe piegare un uovo di Fabergé per poi lamentarsi che si piega più di quello di legno della nonna. Continuate liberamente a essere Guelfi, Ghibellini o ignavi (come se fosse ignavo chi non sente la necessità di schierarsi su qualunque porcheria) e non curatevi dell'opinione altrui, ma non cedete alla violenza: niente insulti, uova o altro. Non ci fate bella figura. Meglio sarcasmo e ironia, nel caso. Come per Gogol, che ne ha per tutti, col povero protagonista e coi bulli che lo opprimono, una bella lettura, moderna nonostante l'età.

Il pensiero sparso finisce qui, con l'invito a leggere Gogol, che possiede una forza di linguaggio degna del miglior Fantozzi (che proprio a lui si ispirò, quindi dovrei piuttosto dire che fu Fantozzi ad avere una forza di linguaggio paragonabile a Gogol). Si trova a meno di 2 euro in ogni Autogrill, pubblicato dalla Newton.

Ora mi aspetto di venire attaccato sia dai Guelfi che dai Ghibellini, perché in fondo ho detto la mia ad ambedue, in questi miei "pensieri sparsi" un po' troppo moralisti, saccenti e superficiali, che raccolgono diversi post casuali sull'argomento, dalla mia pagina Facebook. Ma fa parte del gioco, non me ne lamenterò.

Alla prossima!

Karl

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